Andrea Quaranta Cuneo, 1974. Vive e lavora a Cuneo Nel 1992 ha acquisito il Diploma di seconda sessione presso il Liceo Artistico “P. L. Nervi” di Ravenna. Nel 1994 si è iscritto al corso di Pittura diretto da Antonio Carena presso l’Accademia di Belle Arti di Cuneo, dove si è diplomato nel 1999. Dal 2000 al 2005 è stato assistente alla cattedra di Pittura di Antonio Carena presso l’Accademia di Belle Arti di Cuneo. Nel 1998 ha realizzato una pittura murale per conto del MAU (Museo di Arte Urbana) in Borgo Campidoglio (To). Nel 2000 ha preso parte alla rassegna “Profili d'artista”, con una personale più una conferenza (autopresentazione come artista) organizzata dall’Associazione Culturale “Pictor Accademia” di Torino. Nello stesso anno ha allestito una personale al Cafè des Arts di Torino, seguita da quelle organizzate presso l’Associazione Culturale “UB Cafè” di Chiusa Pesio (Cn) nel 2004, al Jazz Club di Cuneo nel 2005, nella Cella della Torre campanaria di Bene Vagienna (Cn) nel 2010 e alla Fondazione Casa Delfino di Cuneo nel 2014. Ha partecipato alle Edizioni XVIII, XIX, XX, XXI, XXI del Premio “Matteo Olivero” presso la Fondazione “Amleto Bertoni” di Saluzzo, dal 1996 al 2000, ottenendo menzioni d’onore e anche il premio della critica, oltre che a numerose collettive. Tra le principali si ricordano quelle alla Fondazione “Luigi Bosca” di Canelli (At) del 1998, al Museo Civico di Cuneo del 1999, al Palazzo della Provincia di Cuneo del 2000, alla 1° Biennale di arte emergente “Big Torino 2000”, presso l’Associazione Culturale “Marcovaldo”, nell’ ex Convento dei Cappuccini di Caraglio (Cn), e presso il Consorzio per la formazione professionale di Villar Perosa (To) nel 2000, alla Galleria Arteincornice (To) del 2001, alla 6° e 7° Mostra Mercato “Saluzzo Arte” del 2001 e del 2002, nello spazio espositivo Santa Chiara in Cuneo, nel Castello di Racconigi (To) e presso il Museo dell’Automobile di Torino del 2001, a Melbourne in Australia, al Museo di Scienze Naturali di Torino e nel Palazzo della Provincia di Cuneo del 2004, presso l’Associazione Culturale “Il cenacolo di Leonardo” in Borgo Campidoglio (To) del 2005, alla Galleria dell’ala in Bra (Cn) del 2007. Ida Isoardi, nel pieghevole della personale approntata alla Fondazione Casa Delfino di Cuneo e intitolata “Idiomatica”, ha scritto che “Andrea Quaranta è autore” dalla “consapevolezza rara, grandemente apprezzabile”, “portatrice - nell’artista - di pensiero profondo e di vocazionale autocritica”, che ha saputo “scavare e sezionare il tema “paesaggio”, cimentandosi in una ricerca di armonia psicologica con la natura intesa come spazio infinito in cui si incontrano o si scontrano l’umano e l’ultraterreno. Andrea Rinaudo Savigliano (Cn), 1989. Vive e lavora tra l’Italia e Parigi Dopo il diploma al Liceo Artistico “Ego Bianchi” di Cuneo, si è laureato al corso di Scultura dell’Accademia di Belle Arti di Bologna. A partire dal 2007, ha partecipato a diverse collettive in Italia (a Cuneo, Dronero, Busca, Carmagnola, Ancona, Saluzzo, Soncino, Brescia e Palermo) e in Francia (a Parigi e a Boissy-le-Châtel). In particolare, nel 2009 ha collaborato insieme all'artista italiano Marcello Maloberti nella realizzazione della performance “Die Schmetterlinge essen die Bananen” (Le farfalle mangiano le banane) a Bologna e nel 2011 ha vinto una borsa di studio Erasmus presso l'atelier degli artisti Lucy + Jorge Orta a Parigi. Al momento, sta proseguendo l'esperienza come assistente presso lo stesso atelier. Marmi, pietre e metalli sono rigenerati dalla mente e dalla mano dell’artista in forme geometriche pure, spigolose o curvilinee, in cui si concentrano forze e tensioni in opposizione, che si irradiano poi allo spazio circostante, sprigionando una gioiosa naturalezza espressiva. Il suo lavoro si fonda sul gesto simbolico del raccogliere e preservare le materie naturali in dissoluzione, trasformandole in nuove identità artificiali. Astrid Fremin Ivetot, Normandia (Francia), 1963. Dal 1991 vive in Italia e risiede a Castelletto Stura (Cn) È madre di tre figli nati in Polinesia Francese e in Italia. In gioventù ha compiuto diversi viaggi attraverso l’Europa, in Spagna, in Germania, a Londra, Amsterdam, Berlino, Istambul, in Itlalia e in Grecia. Si è laureata in Storia Generale dell'Arte presso l’Ecole du Louvre di Parigi, con specializzazione in Arte dell’Africa e dell’Oceania, Archeologia Orientale e Arte Contemporanea. Nel 1986 si è trasferita a New York dove ha incontrato un ambiente artistico stimolante (formato da Antoine Boots, Andrea Grassi e Gonzalo Fonseca) e ha deciso di dedicarsi alla scultura, lavorando la pietra, prevalentemente il marmo. Nel 2009 ha cominciato a realizzare ragnatele in corda di canapa che, nel 2010, sono diventate istallazioni interattive. Nel 2012 viene iniziata alla pittura poetico-visiva dal pittore Dario Damato, personalizzandone il processo in forma più corporea e interattiva. Nel 2013 ha realizzato con altre sei donne un ciclo di grandi tele denominato “Donne Selvatiche”. Nel 2015 ha creato con Lucio Maria Morra l’action painting performance “Prima di vendere gli organi”, utilizzando poi i ritagli delle tele prodotte per realizzare un nuovo ciclo di sculture intitolato “Il frutto del nostro ventre”. Nel 2016 ha partecipato alla collettiva che ha celebrato i quindici anni di attività della Galerie Eulenspiegel di Basilea. Per l’artista, l’atto di scolpire non intende imitare la realtà, ma costruire con l’osservatore una relazione sia visiva che tattile, approfondendo il concetto di tempo e ricercando di far emergere i le forme archetipe e i contenuti inconsci che sottostanno e sostanziano la nostra esistenza nel mondo. Nelle opere pittoriche, si compenetrano macramè in corda, tele grezze, legni per tracciare confini e sostenere ragnatele di spago, in cui il colore monocromo ha toni naturali, sfumati e attraversati da tracce di segni, che rinviano agli spazi profondi dell’interiorità. Corrado Odifreddi Cuneo, 1954. Vive e lavora a Dronero Opera come decoratore d’interni e restauratore, affiancando all’attività lavorativa una costante prouzione di opere pittoriche e grafiche. Ha partecipato a mostre personali (alla Fondazione Peano di Cuneo nel 2004 e all’Enoteca Vini & Co di Danilo Vallauri a Dronero nel 2013) e a numerose collettive, come ad Artisti di Confine, curata dall’Associazione Artaria e allestita in Palazzo Samone a Cuneo nel 2011, a Sulle orme di Delleani al Castello di Morozzo nel 2015 e a quelle organizzate dall’Associazione Magau di Cuneo al Filatoio di Caraglio (Cn) nel 2016, in Palazzo Samone a Cuneo e in Palazzo Lucerna di Rorà a Bene Vagienna (Cn) nel 2017. Nelle sue opere pittoriche più recenti, ci trasporta in dimensioni di bellezza definita da superfici piane e segni lineari puri, che riecheggiano gli sviluppi attuali delle comunicazioni, dei mezzi odierni di conoscenza, dei percorsi viabili o delle rotte aeree. Vi si possono riconoscere visioni metaforiche della ricerca scientifica, in particolare, dei vorticosi rapporti tra neuroni e sinapsi nei nostri cervelli. Di fronte alle opere di Odifreddi non si può che avvertire lo stimolo psichico a far emergere altri circuiti di pensieri, sentimenti, inquietudini, che pongono l’osservatore sulla stessa strada della ricerca di verità della scienza. Tutto si presenta in forme ideali, che conducono lo sguardo in un simbolico viaggio nei labirinti della pittura, attraversando grovigli di geometrie cibernetiche fluide. Più di recente, l’artista ha realizzato dipinti con l’impiego dell’i-phone, dall’intento scopertamente ludico, pronti per essere poi trasferiti a olio su tela, ma anche bozzetti pseudo-naturalistici a olio su carta, in cui si dispongono superfici piane di finestre di piccole dimensioni, dipinte a fasce orizzontali di colori saturi, stesi a campiture piatte, che rinviano, metaforicamente, ai toni coloristici di paesaggi naturali osservati in varie stagioni dell’anno. Seguono le sperimentazioni in grafite su carta con cui Corrado intende dipanare la matassa della struttura fisica delle cose, mostrandocele come continue variazioni di una visione del paesaggio cosmico ricolmo di forze dinamiche in azione, che si materializzano in traiettorie di neri garbugli rilucenti. Cristina Saimandi Savigliano (Cn), 1965. Vive e lavora a Savigliano L’artista si è dedicata sin da giovanissima allo studio e alla ricerca artistica. Ha frequentato il Liceo Artistico “Ego Bianchi” di Cuneo, diplomandosi poi in Scultura all’Accademia Albertina di Belle Arti di Torino. A partire dal 2000 ha al suo attivo mostre personali (a Savigliano, Manta, Costigliole d’Asti, Mondovì e Borgo San Dalmazzo) e collettive allestite in Italia e all’estero, tra cui si segnalano The Cork Art Fair 2007 a Dublino, Artissima 14 a Torino del 2007 (stand Hakassociati), la Biennale di Venezia a Torino 2011-2012 e la Via del sale. Arte contemporanea dalla Langa al mare, del 2014. Ha ottenuto la menzione speciale al Premio Nazionale Città di Alba del 2007 ed è risultata vincitrice del 1° Premio d’Arte Internazionale Torinarte 2010 per la sezione scultura. La sua attività artistica è caratterizzata da una personale sperimentazione continua di tecniche, materiali, forme e colori in stretto rapporto con la realtà esterna e con il proprio vissuto. È creatrice di opere scultoree realizzate con materiali poveri, che inscenano veri e propri ‘teatri di figura’, animati da immagini in cui si rispecchiano visioni della condizione femminile, che svelano soprusi, violenze o sopraffazioni indicibili, senza mai soffocare un naturale desiderio di bellezza. Daniela M. Guggisberg Zurigo, 1963. Vive e lavora a Sale San Giovanni (Cn) Ha iniziato a realizzare i suoi primi lavori in pietra grazie all’incontro con Daniele Aletti nel 1990. Al 1994 risale la decisione di entrambi di traslocare in Piemonte, andando a stabilirsi nella località dove attualmente vivono con i loro figli. L’attività espositiva è iniziata nel 2003, con la partecipazione a mostre personali a Garessio, Saluzzo, Grugliasco, Basilea, Dronero, Piozzo e collettive a Sale San Giovanni, Murazzano, Volvera, Cuneo, Alba, Pianezza, Olten e Basilea in Svizzera. Nel 2007, Daniela e il marito hanno inaugurato la “Galleria Camoroni” all’interno del loro atelier in comune, dove sono esposte le loro opere in permanenza. La natura della Langa le ha permesso di cogliere al meglio le proprie capacità percettive. Nella Langa, l’artista trova una dimensione idonea a sviluppare una creatività diversa, più libera e ampia, quindi meno razionale, più istintiva. La sua scultura comunica una sensazione di forza, di solidità, e al tempo stesso di infinita leggerezza. Il tutto in un perfetto e dinamico equilibrio. Opera all’insegna di una continua, inesausta, coerente pulizia dei volumi in una sorta di indagine intorno alla qualità e all’interiore energia della materia. Nella superficie levigata, nella purezza delle forme, nell’irreale tenerezza del materiale, la sua è scultura di idee e meditazione. Le opere della Guggisberg sono figlie della sua anima, sono intimo affresco che esprime sentimento e sensazioni. Certe forme rimangono lì come puri elementi segnaletici del procedere, o come intense autocitazioni e come tali tessono una rete stimolante di rapporti. In altre forme, il suo stile realistico è solo apparenza o gesto. La natura non è riprodotta, ma evocata. Sono grandi razze che odorano di mare, sono grandi ali di guizzi trattenuti. Sono grandi rocce che odorano di salmastro, sono grandi steli che profumano di fiori. Sono steli opachi di fiori inaccessibili. In queste forme, l’atto scultoreo, gestuale, spesso allentato o ampliato per scolpire lo spazio, si concentra di nuovo, si precisa. Quasi minuziosamente. Usa la materia come memoria e come racconto, le razze, le rocce, i fiori diventano carattere di impronta e di traccia fossile, a metà strada tra le tradizione figurale e l’arte astratta, anche per l’asciuttezza della materia. Daniele Aletti Olten (Svizzera), 1962. Vive e lavora a Sale San Giovanni È nato in Svizzera da genitori di origini bergamasche. Ha frequentato la scuola d’Arte e Mestieri di Zurigo e nel 1980 è stato allievo praticante presso lo studio dello scultore romano Alessandro Righetti, dove ha affinato la tecnica scultorea del marmo. Ha viaggiato e fatto esperienza nelle cave della Maremma Toscana. Nel 1982 ha aperto il suo primo Atelier a Dulliken (Svizzera), dove nascono le prime sculture da lui stesso definite “organiche”, e contemporaneamente ha studiato nudo alla Scuola d’Arte di Berna. Nel 1994 si è trasferito in Italia a Sale San Giovanni (Cn), in una casa-studio nella quale dal 2007 ha aperto la Galleria Camoroni, in cui presenta le sue opere insieme a quelle di Daniela M. Guggisberg. Ha allestito la sua prima personale nel 1991 alla galleria Inkognito di Zurigo. Si ricordano quindi quelle del 1994 alla Galleria Gütsch di Lucerna, del 1997 al Castello Marchesi Incisa di Camerana di Sale San Giovanni, del 1999 a Villa Groppallo, Museo Arturo Martini, di Vado Ligure, del 2000 alla Galleria Porta Rose di Garessio, del 2002 nella Galerie Eulenspiegel di Basilea (seguita poi da quelle degli anni 2005, 2007, 2008, 2009, 2011 e 2014), del 2004 al Parc Palace di Montecarlo, del 2006 alla Chiesa di San Giuseppe ad Alba con Michelangelo Tallone e Daniela M. Guggisberg, del 2008 nella Chiesa dei Battuti di Sale San Giovanni con Daniela M. Guggisberg, alla PGM di Mondovì e alla Villa Casalegno di Pianezza (To) con Daniela M. Guggisberg, del 2009 alla Galleria La Nave di Grugliasco (To) con Daniela M. Guggisberg, del 2010 al The Cambrian di Adelboden e alla Stadtbibliothek di Olten con Daniela M. Guggisberg, del 2011 al Kunstseminar di Lucerna con Hannes Egli, del 2013 alla Casa Baladin di Piozzo (Cn) e all’Albergo dell’Agenzia di Pollenzo (Cn) con Daniela M. Guggisberg e Guido Vigna, del 2014 alla Galerie Eulenspiegel di Basilea con Daniela M. Guggisberg. Tra le collettive, si segnalano quelle del 1985 alla Galleria del Mese Fischer di Meisterschwaden (Svizzera), del 2002 a Palazzo Guasco di Alessandria e alla Fondazione Peano di Cuneo, del 2013 e del 2014 nel Complesso Monumentale di San Francesco a Cuneo. La sua poetica è incentrata sulla concezione della pietra come simbolo primigenio del legame tra l’uomo e la terra, in contrapposizione ai ritmi affannosi della nostra vita quotidiana. L’artista conferisce così vitalità e bellezza a forme scultoree di aspetto geometrico variabile, ora fluido e lustro, ora scabro e vivacizzato da mobili textures misteriose, che mettono in movimento la nostra fantasia e la nostra creatività, invitandoci a intrattenere con loro un piacevole contatto fisico. Emanuele GRECO Cuneo, 1981. Vive e lavora a Dronero Si è diplomato al Liceo Artistico “Ego Bianchi” di Cuneo e poi ha conseguito il diploma di laurea in Scultura all’Accademia di Belle Arti di Carrara. Nella stessa Accademia ha poi ottenuto con il massimo dei voti l’abilitazione all’insegnamento in Discipline Plastiche. Da diversi anni lavora come insegnante di Scultura nei licei artistici della provincia di Cuneo. Da sempre appassionato all’arte del fare, dove occorre mettere le mani in pasta, per la tesi di laurea all’Accademia inserisce nel proprio laboratorio una piccola fonderia artistica dove ha realizzato numerose fusioni dei propri lavori. Alla passione per la fonderia si associa quella per la ceramica e la terracotta. Apprende così l’arte della costruzione dei forni e della cottura della terra, per ampliare e poter gestire al meglio tutto l’iter del processo creativo delle sue opere. Ha partecipato a numerose esposizioni personali e collettive dal 2002 in spazi pubblici e gallerie private, tra cui il Museo Pecci di Prato, l’Art Gallery di Torino e il Centro d’Arte Tiziano di Pinerolo. A Dronero, nel marzo 2013, ha partecipato insieme ad Andrea Rinaudo alla mostra “Artisti ai margini” allestita nella Sala Giolitti della Cassa di Risparmio di Savigliano - ex albergo Nuovo Gallo in piazza Martiri della Libertà. È interessato all’essenzialità delle forme umane e animali, che si presentano modellate nell’argilla, fuse nel bronzo o scolpite nella pietra. Sono caratterizzate da una fluente fisicità, da gesti e atteggiamenti fissati in stati psicologici di sospensione, attesa, quiete che comunicano l’emozione di un’interiore tensione vitale. Gianmario Vigna Cuneo, 1992. Vive e lavora a San Bernardo di Cervasca (Cn) Gianmario è figlio d’arte, cresciuto sulle orme del padre Guido nel laboratorio dove tutt’ora entrambi operano ed espongono, all’interno della cascina di San Bernardo di Cervasca. Da sei anni si dedica alla ceramica in maniera professionale, sia con una produzione al tornio che con una ricerca artistica nel bassorilievo e nella scultura. Oltre agli insegnamenti dal padre, Gianmario ha appreso la tecnica della scultura a lastra da Tiziana Persea, l’arte del fischietto da Onofrio Chieco e si è nutrito delle atmosfere e delle dritte dei molti artisti che frequentano la casa. Materiali e tecniche preferite sono la terracotta ingobbiata, ossidata o smaltata, il gres ed il raku. Ha iniziato a esporre in collaborazione con altri giovani artisti a Cuneo; in seguito, ha esposto nel 2013 a Torino nella storica Enoteca Rabezzana con Guido e Claudio Vigna; nel 2015 con il padre alla Galleria Porta Rose di Garessio; e nel 2016 in personali a Busca e a Stroppo. I suoi soggetti di paesaggio si presentano come fascinose rievocazioni di luoghi conosciuti o visitati in Oriente e altrettanto poetiche sono le sue composizioni astratte, in cui si traspare una fresca e fantasiosa vena creativa. La sua esperienza nei campi della ceramica e della scultura è in continua evoluzione, con sperimentazioni e ricerche costanti, che non possono che favorire un sicuro progresso del suo percorso artistico, in cui la sapienza artigianale e lo slancio inventivo coesistono armoniosamente. Giovanni Lerda Cuneo, 1949. Vive e opera a San Damiano Macra (Cn) Ha frequentato il Liceo Artistico Statale di Cuneo, ritornandovi poi come docente di Discipline Plastiche. A Torino, negli anni di studio all’Accademia Albertina, ha incontrato l’incoraggiamento dei suoi insegnanti, che hanno notato in lui una capacità esecutiva indiscutibile. I suoi interessi, però, si sono rivolti altrove, verso questioni di ordine più sociologico e politico, con un’intensa partecipazione agli ideali del Sessantotto, che lo hanno portato alla completa opposizione nei confronti del sistema dell’arte. La sua prima e unica personale si è tenuta presso la Galleria Sogno di Cuneo nel 1969, grazie alle insistenze del gallerista. Da allora, l’artista si è totalmente discostato da qualsiasi logica espositiva, preferendo piuttosto di presentare “ad un pubblico arroccato nelle proprie certezze ed abitudini, un’alternativa drastica che, mentre cancella l’idea dell’esteticità, propone, attraverso l’arte, una ricreazione di esperienze democraticamente collettive” (Fulvia Giacosa, presentazione dell’artista nel catalogo della mostra Identità contemporanee. Arte in provincia di Cuneo 1950-1970, allestita nel Complesso Monumentale di San Francesco a Cuneo nel 1999). Al centro del lavoro artistico di Lerda ci sono quindi le idee, con cui intende ricondurre l’operazione dell’arte a un puro discorso concettuale, incentrato sulla ricerca di senso e sulla riduzione di forme, strutture e colori al loro stato tecnologico primitivo. Negli anni Settanta, l’artista ha ideato installazioni di organismi elementari minimalistici, affini alle Primary Structures esposte a New York nel 1966; ha seguito un seminario con Leonardo Mosso, in cui si è teorizzato l’uso creativo e interattivo delle tecnologie; ha partecipato alla mostra cuneese Noi giovani oggi. La Resistenza ieri, sentendosi in perfetta sintonia con i suoi ideali; ha fondato con Mario Mondino un gruppo a Torino (Galleria 23/C) e ha realizzato con lui un film intitolato Arte e società, presentato all’Accademia Albertina; e dal 1972 ha interrotto qualsiasi attività, impegnandosi nella militanza politico-culturale e producendo lavori di grafica per il Circolo Pinelli di Cuneo. Avvicinatosi all’Arte Povera e alla Land Art americana, ha eseguito interventi effimeri e non documentati su greti di Gesso e Stura. Dopo il periodo di crisi, negli anni Ottanta e Novanta ha ripreso un’attività più di partecipazione che di esposizione vera e propria, restando fermo nelle proprie convinzioni, cioè di far uso esclusivo di materiali naturali e poveri, di dare vita a installazioni o costruzioni di oggetti strumentali con materiali primari, del tutto provvisori e di valore interamente spirituale. Lara Ganarin Vive e lavora a San Damiano Macra (Cn) Di origini trentine e nata in Piemonte, si è formata presso lo Studio Potter di Plifiu (Adriano Antoniacomi) a Peveragno. Da ottobre 2010, in borgata Podio di San Damiano Macra, è nata la bottega di vasellame grès e in porcellana di Lara, che si è affiancata all’attività dell’azienda agricola Lo Grasal, rivolta prevalentemente all’allevamento caprino e alla produzione di formaggi a latte crudo, da lei intrapresa dopo un’esperienza lavorativa come dipendente presso la locale azienda agricola Lo Puy. “Lo Grasal”, in occitano arcaico, significa “vaso”, termine che si collega a “grais”, cioè a “creta” e a sua volta a “grès”, nome dell’ argilla naturale mescolata a silice e feldspato altamente refrattaria. Esiste poi ancora il termine italiano “gradale”, che corrisponde al francese “graal”, legato alla nota leggenda. Lara ha voluto così recuperare un nome antico per designare il mestiere del vasaio, dal valore altrettanto ancestrale. Nella sua bottega, in cui opera perlopiù nei mesi autunnali e invernali, Lara realizza al tornio vasi, ciotole, bicchieri, tazzine e barattoli, cioè oggetti d’uso che racchiudono lo spazio vuoto e che entrano nelle case per portare un tocco di armonia e colore, di sintonia con il tranquillo respiro della natura. È autrice anche di opere ceramiche più fantasiose e quasi astratte, assemblate in composizioni giocose, che hanno il sapore di rivisitazioni trasognate e spensierate della fanciullezza. Luc-François Granier Vive e lavora tra Francia e Italia. Scrittore drammaturgo nomade e pittore viaggiatore, oltre che regista, coreografo e performer, Luc-François Granier, che vive là dove gli capita, tra Parigi, Cuneo e il resto del mondo, è figlio di un diplomatico francese dell’Ambasciata di Francia a Roma, propugnatore della convenzione tra Italia e Francia del 1970 per la ricostruzione della linea ferroviaria Cuneo-Nizza. Si è diplomato presso il Lycée Chateaubriand di Roma, quindi ha studiato Architettura a Parigi, collaborando con uno studio di urbanistica per l’agenzia di Nicolas Michelin nel 1983, e ha frequentato l’Accademia di Belle Arti a Roma. Alla fine degli anni Settanta, a New York è entrato in contatto con il movimento Fluxus e ha vissuto un’esperienza di assistente nel Living Theatre. La sua prima performance risale al 1980 ed è stata realizzata nel Grommet Studio di Jean Dupuy a New York. L’attività espositiva è iniziata nel 1985, con la sua prima personale di disegni allestita nella Galleria “Un moment en plus” a Parigi. Sono seguite, poi, personali realizzate in giro per l’Europa, tra cui quelle tenutesi nella Galleria Loeb di Bern (CH) nel 1986, alla Fondazione Callouste Gulbenkian di Parigi nel 1991, nella Galleria Sprovieri di Roma nel 1992, chiamato da Achille Bonito Oliva, al Ministero della Cultura di Parigi nel 1994, nella parigina Galleria Donguy nel 1995 e nel 2000, nel Centre d’Art Contemporain di Ruel Malmaison nel 1997, all’Università Sorbona di Parigi (UFR d’arts plastiques) nel 1999 (con un progetto intitolato Tombeau pour Deleuze), nello spazio Carte d’arte di Cuneo nel 2010, nella Bibliothèque Polonaise di Parigi nel 2013 e nella Fondazione Casa Delfino a Cuneo nel 2014. Ha partecipato di recente alla collettiva organizzata nelle camere da sparo del Forte Albertino a Vinadio nel 2014 e a quella predisposta in spazi interni ed esterni del Castello di Morozzo nel 2015. Pratico di tecniche pittoriche diverse, ha sperimentato, tra l’altro, l’incisione, utilizzando differenti materiali di supporto per la stampa, anche plastici. La sua tematica complessa mescola mondi onirici, spazi astratti, miti ancestrali. Artista flâneur, Luc-François continua a viaggiare, procurandosi i supporti che di volta in volta gli capitano per dipingere o realizzare installazioni all’aperto. Procede con i suoi progetti, fra cui la sua collezione di ritratti. Li realizza con tecnica realistica, ma servendosi di colori violenti e disarmonici di segno neo-espressionistico. Da ultimo, ha dato vita a una serie di acquerelli su carta (trasportati anche sulle pareti di interni architettonici), ricolmi di soggetti figurativi ludici e spensierati: una vacanza della mente in mondi di colore e di fantasia favolistica. Marco Cordero Cuneo, 1969. Vive e lavora a Torino Si è diplomato in Scultura all’Accademia Albertina di Belle Arti di Torino con Riccardo Cordero ed è presente in numerose esposizioni personali, a cominciare dal 2005 al Bétonsalon di Parigi. Tra le principali, si segnalano quelle del 2007 ad Atrium e alla Galleria 41artecontemporanea di Torino, del 2011 alla Cartiera del Vetoio a L’Aquila e alla Fondazione Nuto Revelli di Paraloup (Cn), del 2013 alla Galleria Maria Cilena di Milano, del 2014 a In Genio Arte Contemporanea di Torino, alla Casa Circondariale San Michele di Alessandria, all’Univisité La Bicocca di Milano e alla Galleria Opere Scelte di Torino, del 2015 a Studi Aperti ad Ameno (No) e al Museo della Montagna di Torino e del 2016 alla Galleria Opere Scelte di Torino. Tra le collettive a cui ha partecipato, si ricordano quelle del 1996 a L. A. Fornace Carena di Cambiano (To), del 1997 alla Biennale del Mediterraneo, sezione Alta marea di Torino, del 1999 alla Biennale di Venezia, Gruppo Oreste, Intervento al Padiglione Italia, del 2000 all’Associazione Marcovaldo CESAC di Caraglio (Cn), del 2001 allo Spazio Setz di Berlino, del 2003 alla Fondazione Peano di Cuneo, del 2005 a Palazzo Barolo, Cortile del Maglio, di Torino, del 2007 ad Artissima di Torino, del 2009 ad ArteFiera di Bologna e al Castello di Ruivara (To), del 2010 alla Galleria 41artecontemporanea, del 2011 al Museo Diocesano di Milano, del 2012 alla Fondazione Merz e al Museo d’Arte Orientale di Torino, del 2013 all’Accademia di Brera di Milano, del 2014 a La maison de la culture du Monde di Milano e ad Artelibro, Galleria Opere Scelte, di Bologna, del 2015 a Haru no Kaze/Imprimerie d’Art Busato di Vicenza, del 2016 all’Arsenale di Venezia, alla Galerie Geraldine Banier di Parigi e al Forte di Gavi (Al). Marco Cordero opera con la complessità delle relazioni concettuali che individua tra i materiali fisici e l’agire dell’uomo. All’interno delle sue opere, interagiscono visioni, sensazioni, simbologie, attraverso le quali lascia intuire il suo stretto rapporto con la terra d’origine, circondata dal profilo frastagliato delle cime dei monti e intrisa di tradizioni popolari ancestrali. Muovendo da contenuti ideali ben radicati nella storia della cultura umana, l’artista intesse trame di intenzioni comunicative utilizzando il marmo, il legno, il vetro, i metalli, la grafite e gli elementi naturali primari. Si rivolge ai significati profondi della parola scritta, trasformandola in un segno visivo dai nuovi significati, che infrangono i limiti del mondo visibile e ci introducono nella dimensione della pura speculazione, in cui si può avvertire un brivido di assoluto cosmico. Marina Pepino Fossano, 1960. Vive e lavora a Fossano Dopo aver frequentato l’Istituto d’Arte, si è iscritta all’Accademia Albertina di Torino dove ha frequentato il corso di Scultura. La sua prima scultura monumentale, “A Camille”, è stata donata per suo volere nel 1989 al Comune di Fossano. L’opera è collocata nel giardino del Naviglio di San Giuseppe. Per la sua vita artistica è stato importante l’intenso e costante lavoro di ricerca condotto sotto lo stimolo di forti esperienze umane. Tra queste, la più incisiva è stata senz’altro quella a contatto con i pazienti dell’ex Ospedale Psichiatrico di Racconigi, dove ha lavorato dal 1990 al 1994 come arteterapeuta. Attualmente è insegnante di scultura al Liceo Artistico “P. Gallizio” di Alba (Cn). Numerose le sue occasioni espositive, a partire dalla prima allestita nella Chiesa del Gonfalone nel 1987, a cui si sono succedute quelle al Centro Studi Garexium di Garessio, alla Fondazione Peano e allo Zooart di Cuneo nel 2001, a Mondovì nel 2003, allo Zooart di Cuneo e nella Cella della Torre campanaria di Bene Vagienna nel 2003, alla Galleria Enpleinair Artecontemporanea di Pinerolo (To) e nell’Ala Polifunzionale di Savigliano (Cn) nel 2006, al Rima-Art-Gallery di Alba (Cn) nel 2008, presso l’Associazione Meidinitali di Alba (Cn) e alla Mostra dell’Artigianato di Saluzzo (Cn) nel 2009, alla Galleria Enpleinair Artecontemporanea di Pinerolo (To) nel 2010, 2012 e 2013, a Palazzo Samone e a Cavallermaggiore (Cn) nel 2013 e nel Complesso Monumentale di San Francesco a Cuneo nel 2013/2014, a Sinio, a Bossolasco e nella Cella Campanaria di Bene Vagienna nel 2014, alla Promotrice delle Belle Arti di Torino e a Casanova Lerrone-Fraz. Marmoreo di Albenga nel 2015, alla Promotrice delle Belle Arti di Torino nel 2016. Altre fonti culturali decisive per la sua formazione sono rappresentate da varie forme artistiche sia teatrali che musicali, con particolare riferimento all’espressione corporea. L’esperienza come arteterapeuta segna profondamente il suo percorso creativo: il lavoro di ricostruzione, esistenze lacerate, spezzate e il concetto di recupero di pezzi abbandonati e frammenti da assemblare con il procedimento di montaggio sino ad arrivare alla ricomposizione di immagini perdute, quasi armadi o teatrini della memoria, dove l’animazione è affidata, per lo più, a minuscole figure in terracotta. L’artista rappresenta prevalentemente figure femminili attraverso temi giocosi, divertenti; rappresenta inoltre temi sociali come le condizioni disagiate degli emigrati che, fuggendo, cercano di sopravvivere ai difficili viaggi per mare. Nadir Valente Carmagnola (To), 1982. Vive e lavora a Torino L’artista è interessato a riprodurre la realtà, ma non secondo i criteri convenzionali della società dello spettacolo in cui siamo inseriti. Utilizza materiali volutamente anacronistici rispetto alle più aggiornate tecnologie digitali, come la stampa xerox in formato standard e rigorosamente in b/n, cioè in controtendenza nei confronti dell’odierna e massiccia diffusione di immagini dominate dal colore. Realizza così oggetti, foglio su foglio, o degli ambienti, foglio dopo foglio; il risultato finale è quello di un mosaico di carta, una sorta di rivisitazione della tecnica antica dell’opus sectile, le cui parti (individualizzate e individualizzabili) mettono in evidenza le piccole imperfezioni della grana dell’immagine. Ha allestito personali presso la “Reale” Maurizio Caldirola Arte Contemporanea di Monza nel 2014, alla “START Fair” con la Saatchi Gallery di Londra nel 2015 e alla Ncontemporary sempre di Londra nel 2016. Tra le collettive, ha partecipato nel 2010 a “Nuovi Arrivi 2010 - Get Closer” presso l’Accademia Albertina delle Belle Arti di Torino, e nel 2011 alla “Lab-Yit italian contemporary art platform in China”, Beijing (Cina), e ad “Artissima 18” nell’Oval Lingotto di Torino. Patrizia Stralla Mondovì (Cn), 1961. Vive e lavora a Roccaforte Mondovì Dopo il Liceo Artistico, si è diplomata nel 1984 all’Accademia Albertina di Belle arti di Torino in Scultura con il maestro Nino Cassani. È docente di Discipline Plastiche al Liceo Artistico “Ego Bianchi” di Cuneo. Ha partecipato a varie collettive a Torino e a Cuneo. Stralla è autrice di opere in ceramica e di sculture tridimensionali realizzate in materiali poveri e impostate sia sul valore sentimentale della figura umana impostata su sviluppi lineari dinamici, sia su un intento di semplificazione geometrica armoniosa delle strutture plastiche, sostenute sempre da un forte richiamo al rispetto ambientale e in controtendenza nei confronti degli pseudo-valori dell’odierna società di massa Alessia Clema Cuneo, 1967. Vive e opera a Saluzzo Giovanissima, mostra una notevole passione per l’arte che alimenta il suo naturale ed istintivo desiderio di dedicarsi agli studi e alle consuetudini delle arti. Inizia nel 1988 ad insegnare Arte Applicata del Restauro presso l’Istituto Statale d’Arte “Amleto Bertoni” di Saluzzo ed attualmente insegna presso il Liceo Artistico ”Soleri-Bertoni” di Saluzzo. Dal 1999, esercita come libera professione l’attività di restauro di opere lignee policrome e dorate. Congiuntamente all’insegnamento e al suo lavoro, coltiva la passione per la pittura che la porta a muovere le sue prime esperienze in ambito artistico partecipando ad iniziative di genere. Il suo è uno spirito dialettico, impegnato a coniugare in modo critico la modernità con la tradizione, lo sperimentalismo con la tecnica e l’abilità artistica. I suoi lavori rivelano un’artista poliedrica ed energica, capace di percorrere trasversalmente la pittura, la scultura, il disegno e l’interior design. Nel tempo ha realizzato, con amici poeti e scrittori, alcuni libri per la prestigiosa Casa Editrice Pulcinoelefantedi Alberto Casiraghy di Osnago. Ha organizzato mostre personali alla Biblioteca Civica di Cavour (To), al Circolo Interno 2 di Saluzzo e al Museo del Mobile Alta Valle Varaita di Pontechianale (Cn) nel 2010, presso l’Associazione Culturale Il Fondaco di Bra nel 2012 e nella Chiesa di Santa Maria del Monastero a Manta (Cn). E tra le mostre collettive a cui ha partecipato, si segnalano quelle organizzate dall’Associazione “Spazioarte” di Saluzzo nel 2007 e nel 2009, da EN PLEIN AIR Arte contemporanea di Pinerolo (To) nel 2012 e nel 2013. Sempre nel 2013, è presente in collettive organizzate dall’Associazione Cquadro nella Chiesa di Santa Rita a Cavallermaggiore (Cn), dall’Associazione culturale Mescolanze, in collaborazione con il Comune di Cuneo, l’associazione Amici Case del Cuore e la casa editrice Primalpe nel Complesso Monumentale di San Francesco a Cuneo e alla prima edizione di GrandArte ancora nel Complesso Monumentale di San Francesco a Cuneo. Lavora a una particolare forma di ritratto-maschera, basata su un calco del volto del personaggio da ritrarre, usando nella fase terminale del lavoro le resine epossidiche, al quale il protagonista stesso aggiunge alcuni oggetti rappresentativi della propria personalità. Guido Vigna Vive e lavora a San Bernardo di Cervasca (Cn) Ceramista professionista da 35 anni, Guido Vigna inizia nel 1980 con una produzione al tornio, smaltata con tecniche tradizionali, per passare assai presto al Raku, di cui diviene maestro e quindi ad una produzione di pannelli, formelle, dischi, bassorilievi e sculture realizzate con svariate lavorazioni, dalle terre sigillate ai gres, dagli ingobbi ossidati ai vetri fusi nella ceramica. Oltre alle ceramiche ha realizzato sculture in bronzo, pietra, installazioni polimateriche e pitture acriliche. Il suo lavoro è contraddistinto da una spiccata espressività dei materiali, dei colori e delle superfici, da un utilizzo di svariati linguaggi pittorici e scultorei messi al servizio di un sentire immaginifico spesso molto comunicativo. Nella sua attività artistica, si alternano pezzi di delicato lirismo a piccole sculture ironiche e ludiche, rigori astratti a derive espressioniste, informali di grande poesia a tavole di un surrealismo visionario. Uno stile personale basato sulla quotidiana frequentazione ceramica connette tutti suoi lavori, sia che si rivolga a problemi attuali, al suo territorio, ai sentimenti, o alle problematiche di strutturazione spaziale dell’opera. L’artista ha rielaborato astrattismo, informale, action painting e figurazione e li utilizza come linguaggi all’interno della stessa opera traendone un’ampia libertà espressiva fresca e coesa. Vigna preferisce prepararsi da se forni ed attrezzi, terre e colori. Inventore di nuove tecniche, tra le quali i Rullini Ossidati, insegna da oltre 20 anni in Laboratorio Aperto, un insieme di corsi ceramici per amatori, operatori e professionisti, tenuti da lui e, a volte, da altri maestri della ceramica italiana. Ha tenuto un workshop ed una personale allo Studio Clay di San Francisco in California. La sua produzione artistica è stata più volte premiata, anche in concorsi internazionali di scultura come il Premio Saccarello (2° premio – Sanremo ’97), il Simposio Europeo Arte e Natura (1° premio – Imperia, Berlino, Roma, Siena), il 1° premio al Concorso Sculture per i carri Fioriti 99’di Ventimiglia. La Regione Piemonte, con l’Associazione Culturale Marcovaldo, ha proposto i suoi lavori al Piemonte Artistico di Torino, nel novembre 2000 e gli ha conferito l’Eccellenza Artigiana. Più di quaranta le sue personali, spesso promosse da Regioni, Province, Comuni, associazioni di prestigio, in Italia ed all’estero. Sovente lavora durante i suoi viaggi in Oriente: batik sull’isola di Giava, carte di riso in Vietnam, studia le antiche tecniche indiane di fusione del bronzo, presso l’atelier del grande scultore Sri Rajan nell’India del Sud. Ha partecipato, tra le altre, alla collettiva di GrandArte 2013, e la sua personale più recente, organizzata da APICE (Associazione Per l’Incontro delle Culture in Europa), è stata presentata in Palazzo Samone a Cuneo nel 2017. Marco Odello Subiaco (Rm), 1962. Vive e lavora a Ceretto di Costigliole Saluzzo (Cn) Si è diplomato all’Istituto d’Arte Toschi di Parma. Ha completato la sua formazione all’Accademia di Belle Arti di Brera, frequentando inoltre il Corso Superiore d’Arte Sacra alla Scuola Beato Angelico di Milano. È docente di Discipline Pittoriche al Liceo Artistico “Soleri-Bertoni” di Saluzzo. Dipinge dai primi anni Ottanta e ha partecipato a mostre personali e collettive in Piemonte e in Lombardia. Oltre alla pratica della pittura murale, è impegnato anche in interventi come regista e scenografo teatrale. Tra le sue ultime collettive, si ricordano quella di GrandArte 2013 nel Complesso Monumentale di San Francesco a Cuneo, quella allestita nelle Scuderie del Castello di Morozzo (Cn) nel 2015 e quelle organizzate dal Gruppo Leda presso la Fondazione Casa Delfino Onlus di Cuneo nel 2016 e nel Palazzo Lucerna di Rorà di Bene Vagiennna nel 2017. Odello è autore di composizioni grafiche e pittoriche di forte impatto plastico, in cui il segno, sicuro e costruttivo, e il colore, steso a velature con conseguenti puliture, abrasioni e increspature di materia, interagiscono insieme nella definizione di forme oggettuali riconoscibili, esaltate dal gioco dei contrasti luministici e accostate tra loro con gusto fantasioso e ricerca di effetti volutamente simbolici. Le sue ultime composizioni scultoree in forma di puzzle si richiamano all’azione della forza eolica sulle rocce in natura o alle ondulazioni provocate dalle correnti marine sui sedimenti, dette ripple marks, con le quali l’artista intende suscitare nell’osservatore il ricordo del tempo come traccia impressa sulla superficie dei materiali lapidei, in forma di spirali, di conchiglie, di configurazioni remote celate nelle profondità dei fondali marini. testi a cura di prof. Enrico Perotto